Sono corretto in bicicletta, o come dicono dalle mie parti: coretto coła graspa.
Seguo le regole, indosso caschetto guanti luci davanti e dietro, gonfio le gomme, l’estate scorsa ho cambiato i pattini dei freni, mi fermo col rosso quasi sempre.

Oggi ero sulla ciclabile che da Gare de l’est va verso il Notre dame. Parigi ormai è come Pechino, ma che dico come Amsterdam! Ma che dico, come Ferrara!
Tra una spallata e l’altra, posto di blocco. Mi ferma una poliziotta e mi dice lei contravviene. Io davvero guardi si sbaglia, ho anche cambiato i pattini dei freni, no no lei è in contravvenzione: ha in mano il telefono. Sarebbero 35 argenti di multa ma glieli risparmio se va lì dal mio collega e vi fate due chiacchiere.

Piove ma la situazione sembra simpatica. Ci sono una decina di poliziotti e una trentina di fermati. Criminali pericolosissimi.
In un grande pannello sono elencate tutte le contravvenzioni dei ciclisti.

Ah adesso non si può neanche superare le auto a destra? – Eh no, non si può – ascoltare musica, ah non si può? Andare senza mani? Neanche pedalare da sbronzo? Eh no, non si può.Ah beh allora.Ci dividono in gruppetti e ci fanno un questionario simpatico sul codice della strada in bici.
Nel mio gruppo un truzzo pakistano ossigenato che si limita ad annuire, un tunisino che chiama gli amici per chiedere suggerimenti, io che lasciamo stare, e una ragazza bellissima occhi color mascherina e minigonna che mette particolarmente di buon umore l’esaminatore.

Dobbiamo essere stati bravi visto che ci hanno regalato un coprisella fluorescente con lo stemma della polizia, che era tipo una cosa che desideravo da sempre, forse seconda solo alle ruotine laterali marchiate pompieri.

Sono ripartito e mi son detto adesso faccio i fari a quelli che arrivano, poi ho pensato che uno non ho i fari e due devo tener alto il nome dello stemma che ho sotto alle chiappe.