Treno-notte per Parigi, in cuccetta con me c’era una coppia argentina.
Faccia simpatica, ma nessuno dei due parlava inglese, così con molta fatica e con molto divertimento ho rispolverato il mio spagnolo arrugginito.
Siamo riusciti a parlare: erano sorpresi dalla pulizia e puntualità dei treni italiani, e dai prezzi bassi dei vestiti cinesi. Abbiamo parlato anche di spritz e di bidet, pues claro tio.
A Brescia è salito un indiano, faccia simpatica, non parlava né inglese né spagnolo, ma sapeva il francese. Fa il muratore a Parigi ed è contento perché a fine giornata è stanco morto, così riesce a dormire bene, c’est bien non?
A Milano è salito un italiano. Non parlava. Punto. Ha rassettato il letto, spento la luce e costretto tutti al silenzio.
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Stasera ho iniziato il corso di inglese. Io e il prof siamo gli unici maschi, le 11 donne vengono da Francia, Marocco, Polonia e Spagna.
C’è una ragazza minuta, molto carina, ha la pelle bianca e parla a voce bassa. Non prende mai la parola e quando le viene data arrossisce. Oh God, why me?
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A due passi da casa mia c’è una trattoria italiana, ottime recensioni, da circa un anno viene gestita da cinesi. So cosa stai pensando, ma sappi che i cuochi cinesi sono bravissimi.
Fuori dalla porta hanno una lavagna nella quale scrivono in perfetto italiano il menù del giorno e questo li distingue dalla pizzeria “Da Alfio” dove c’è Alfio, appunto, che invece scrive un italiano tutt’altro che perfetto.
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Insomma le lingue non servono solo a dar limoni e comunque imparare a parlare e a limonare sono attività che spalancano confini.