Pssst svegliati! Non voglio.
Dai che ne vale la pena stavolta! Lasciami in pace, cervello di merda.
Allora ascolta, se non mi credi. “ah, ah, ahhh”. Una ragazza geme di piacere.
Ed eccomi sveglio, alle cinque di mattina.
Sopra i tetti le prime luci dell’alba mentre i gemiti riecheggiano nel silenzio, di palazzo in palazzo. “ahhh, ahhh, ahhh”. Forti, sensuali. Sicuro vengono dal mio dirimpettaio, studente universitario, così distinti che sembra di averli a letto con me. Ho messo le lenzuola pulite, sì?
Tengono un ritmo lento, ogni tanto qualche pausa, staranno cambiando posizione o è il buffering. Lui non si sente se non per il rumore dello scontro tra anche, tra cosce e ogni tanto, secco, quello di una sculacciata.
L’amore degli altri, che a volte è l’amore mio e saranno gli altri a sorridere di me. Orgette asincrone.
Parigi coi suoi muri in cartongesso e le sue finestre affacciate su altre finestre, senza tende senza morale. Con le sue albe e i suoi tramonti carichi di racconti, di inizi e di fini, Parigi dove non sei mai solo e mai insieme. Parigi fai di me vino, pronto a prendere la forma di ogni calice. L’ho respirata a fondo questa libertà. Mischiata alla benzina.
Vanno avanti da un po’ ma nulla sembra accadere. Lui continua a martellare, bricolage: deve avere imparato il sesso dai porno, come tutti i maschi. E infatti lei non viene.
Il primo atto finisce con palpabile delusione, sostantivo femminile, mentre lui fagiolone sarà convinto d’aver fatto un ottimo lavoro.
Il secondo atto comincia dopo qualche minuto, ma dura poco. Sono le sei e gli effetti delle droghe staranno lasciando spazio al sonno.
Guardo il soffitto blu della mia camera mentre con la mano accarezzo Chiara, nuda al mio fianco. Anche lei sveglia. Scherziamo un po’ sulla performance, ascoltiamo Voyage voyage di Estl col suo piano soffice. Il tempo è sospeso e tutto è perfetto.
Ieri in piscina, dallo spogliatoio sentivo i lamenti di genitori sfiniti, le grida di bimbi capricciosi, sbuffi insofferenti di coppia.
I miei coetanei, pensavo, quelli coi figli e quelli partiti per case isolate, mi sento fortunato, i miei coetanei chissà se vivono ancora di questi momenti assonnati tra desiderio e intesa, ma in fondo cazzi loro.
Ognuno è contento di quel che ha costruito. Io del mio.
Dormite bene vicini, aspetto il pomeriggio per passare l’aspirapolvere.