Da quattro settimane sono senza riscaldamento. Non che sia un grande problema a parte il freddo e i panni che non si asciugano.
Fa parte delle cose della vita, come lo scarico del water che perde, gli acciacchi di salute di Rodrigo, i soldi che ho prestato a un’amica che non rivedrò mai più – i soldi, l’amica spero di sì – il pc da riformattare dopo un aggiornamento finito male, il ritardo di consegna di un pacco: piccoli fastidi della vita moderna, che non rendono onore all’immensità dell’esistenza.
Non ci si dovrebbe fare il sangue cattivo.
Prima passavo in bici per gli Champs Elysées e mi sono imbattuto nei gilets jaunes, giubbotti salvavita in italiano, che manifestavano contro il caro benzina. Mai sentito un motivo più stupido.
Ho sentito dire da alcuni di voi che i francesi sono antipatici ma almeno loro sì che sanno incazzarsi. A me invece stanno simpatici perché leggono, vanno a teatro e sono curiosi.
Così sono rimasto un po’ a guardarli: hanno incendiato dei bidoni, ammassato qualche transenna, rovesciato dei vasi di fiori e mandato via i pompieri. Contro il caro benzina.
Credo che la gente si affezioni più al gesto che al fine, che gli piaccia più manifestare che avere un motivo sensato per farlo.
Che facciano pure, così ho inforcato la bici e sono andato a sbronzarmi da Matteo.
Lui abita al sesto piano e mentre salivo le scale sentivo i rumori della gente che litiga, che guarda la televisione, che prepara la cena, odore d’aglio e di salsa di soia, gente da poco che ha l’abbonamento ai mezzi, che lava i piatti e si fuma una paglia.
Nessuno fa mai l’amore quando passo io.
Poi quaranta minuti di bici per rientrare, giro largo per evitare i giubbotti salvavita, alcolico a livello, e casa mia mi è sembrata caldissima.