Ho finito a fatica il geometri. Nessuna università, non dico medicina ma neanche scienze della comunicazione.
Ora sono qui a due passi dalla tour Eiffel, a discutere con i più importanti medici prenatal francesi.
E sono fiero di me, certo, anche se ho la barba piena di brillantini.

Vanno via, non preccuparti, mi aveva detto Chiara ieri sera mentre mezza sbronza me li appiccicava in faccia con il burro cacao. Manco per il cazzo.

Da giovane andavo ai rave, dormivo nei centri sociali, ero troppo codardo per drogarmi ma abbastanza insicuro da ritenermi trasgressivo. Ora una festa senza mascherina dopo le ventidue è già un brivido, no photos just kiffe.
E poi a casa per un té caldo, l’after party.

Però capisci, faccio fatica a risultare credibile adesso con tutti ‘sti brillantini rosa che luccicano mentre discuto di cose che non so coi più grandi esperti di gravidanze problematiche.
Una volta nati, vorrei spiegargli, comincia lì il casino. È l’after parti.

Quando ho accettato questo lavoro, di creare l’interfaccia di un’intelligenza artificiale di diagnostica fetale, avevo letto feticista e mi era sembrato bello. Poi ah, avevo capito male. Sai quante avventure mi sono capitate perché avevo capito male?

A me non entusiasmano i bambini a meno che non abbiano un gatto in braccio, non entusiasmano le mamme a meno che non siano snaturate, temevo di annoiarmi invece queste immagini di bambini deformi, di feti contorti, in fondo la vita è una puttanata e mi hanno reso felice dei miei cinque arti. Il sesto è la danza.
Oggi i luminari della medicina mi hanno persino applaudito e, lo dico quasi con vergogna dall’alto del mio titolo di studio demmerda, mi sono sentito lusingato.

Alla fine della conferenza sono salito sul tetto a guardare la tour Eiffel: avrei potuto toccarla e lei mi avrebbe lasciato fare. Lei non si vergogna di quei brillantini che le hanno appiccicato addosso anche se la fanno sembrare una luminaria di natale. Sarebbe un palo della luce se non fosse diventata un’icona.
Quante cose mi insegni Parigi anche solo per sbaglio. Anche solo per azzardo. Anche solo perché è ancora presto per andarsene a letto.