A Mosca nevica.
La mia finestra dà sul 12esimo piano, vedo luci di uffici dimenticate accese come la mia voglia di te. Dimenticata accesa.
Nella stanza accanto scopano, lei geme ed è una dolce ninna nanna a ritmo di vodka.

A Mosca c’ero già stato un paio d’anni fa, la Mosca di Dmitry così diversa da questa.
Diversa per lui che era stato critico musicale fino al crollo dell’unione sovietica, disoccupato poi.
Era venuto a prendermi in aeroporto, eravamo saliti sul primo treno popolare, quello che con un rublo ti porta in centro, quello che gli scomparti sembrano salotti vecchi e sporchi, quello senza cessi quello che i viaggiatori pisciano tra un vagone e l’altro.

Raccoglieva funghi nei boschi attorno a Mosca, unico cibo a buon mercato. E d’inverno per raccoglierli scendeva in Crimea. Sussistenza.
Gli chiesi Dmitry come hai imparato a raccoglierli? Lui mi rispose che all’inizio andava nei boschi con un libro, quando trovava dei funghi che non riusciva a identificare li cucinava, ne assaggiava un angolo, e se il giorno dopo stava ancora bene ne assaggiava un pezzo più grande. E se stava ancora bene mangiava il resto. La fame.

Dmitry mi ha fatto scoprire la periferia, triste degradata faticosa fatiscente. Ogni corridoio sapeva di patate e cavolo, ogni casa di 40 anni di menefreghismo, di riscaldamento a buon mercato, di un ideale finito presto. E nessuno scopava.

Dmitry è annegato un anno fa, e nel tragitto dall’aeroporto all’hotel oggi ho riconosciuto il suo quartiere.
Il nostro autista parlava molto, parlava con quell’accento slavo che mi ricordava il mio vicino di casa e già per questo mi stava simpatico.
Diceva che la vita è stupefacente, che impari cose inutili e un giorno non sai perché ti serviranno. La vita è stupefacente.
Io avevo le idee chiare su Mosca, mi faceva schifo e guardami ora.
Ora vorrei solo tu fossi qui, fare l’amore al 12esimo piano di un hotel pulito, sbatterti contro la finestra, che le stampanti degli uffici, i salvaschermi, che i faldoni pieni se ne possano ricordare.
Ninna nanna a qualche sconosciuto.
Ci si sente forti per un attimo, nullità per sempre. La vita è stupefacente impari cose inutili e nelle cose inutili ci trovi il senso dell’esistere.
Avresti potuto morire avvelenato cento volte e invece anneghi. La vita è stupefacente. Occorre viverla.