A vent’anni credevo in un mucchio di stronzate, poi crescendo più volte mi sono sentito tradito e più volte ho cambiato idea.
Però quelle tre cose su cui avevamo dannatamente ragione, quelle tre di cui sono ancora convinto, vorrei urlarle proprio come in quel 21 luglio 2001 a Genova. Con o senza lacrimogeni.

Chiedevamo attenzione all’ambiente, rispetto delle persone migranti, disarmo e uguaglianza. Erano quattro.
Che dette così sembrano ingenue, ma ricordo letture, proiezioni e discussioni infinite. Anni fertili.
E mi sembrava che una sponda politica pronta a raccogliere le nostre istanze – parlavamo proprio così: istanze – fosse in costruzione, prossima a imporsi.Anni fertili, non ci ha cagato nessuno.

Mi sono spesso sentito tradito dalla mia generazione. Da quelle prima me lo sarei aspettato, ma dai quattro punk straccioni che eravamo no.
Ora se leggo un giornale, tra Di Maio, Zingaretti e Fascistini sento le balle di fieno rotolare nella steppa.
Morricone mettici tu una musica su questi capi e queste masse.

«E allora ti torna la voglia di fare un’azionema ti sfugge di mano e si invischia ogni gesto che fai
la sola certezza che resta è la tua confusione il vantaggio di avere coscienza di quello che sei
Ma il fatto di avere la coscienza che sei nella merda più totale è l’unica sostanziale differenza da un borghese normale.»

Per me il 2001 è stato l’anno zero, per altri magari il ‘68 o il ‘77. Non siamo stati originali, tutti banalmente perdenti.
Ma se qualcuno oggi dovesse aver voglia di far casino per idee un po’ più illuminate di questo oscurantismo, fossero anche solo passeggere, fosse anche solo per perdere una volta di più, conti pure sul mio sostegno e sulla mia partecipazione.
Voglio prometterlo ai miei prossimi vent’anni.